Girovagando per il web, nelle ultime settimane ci imbattiamo spesso in
post che trattano di una ‘disastrosa’ annata per la produzione dell’olio di
qualità in tutta Italia: il 2014. Dato che l’annata è stata veramente dannosa,
con perdite di produzione media che si aggirano intorno al 50% ed anche di
qualità del prodotto, si deve trovare un colpevole. E sul colpevole da sbattere
in prima pagina sono tutti d’accordo: E’ lei, la mosca olearia, per gli
entomologi: Bactrocera oleae.
‘Si chiama Bactrocera Oleae
la mosca che ha devastato gli oliveti’. ‘La famelica mosca ha fatto strage di olive’. ‘Mosca olearia, uno
dei peggiori nemici dell'olivo’. ‘Una
bottiglia su tre dell'olio italiano se l'è bevuta una mosca terribile’. ‘Quest'anno
è vera tragedia, tutta colpa della Bactrocera’. ‘Infida mosca che ha fatto
marcire le olive sui rami’. ‘Nemico numero uno degli olivi, ovvero la Bactrocera
oleae’.’ Tre ondate di attacchi della mosca Bactrocera Oleae’. Espressioni di questo
tenore si trovano in articoli specializzati in olivicoltura presenti in rete.
Naturalmente, gli
esperti hanno indagato per capire se il colpevole avesse agito da solo ed hanno
scoperto che, in effetti, la mosca ha avuto un complice: il tempo meteorologico
(che molti qui chiamano clima). Ecco cosa si può trovare negli articoli di cui
sopra.
‘Alleato della mosca olearia si è rivelato il clima delle scorso inverno ’, ‘Colpa del clima pazzo che, con piogge abbondanti in estate, ha favorito la diffusione della mosca olearia’, ‘Clima perfetto per gli attacchi della mosca’, ‘A causare il flagello è stata la troppa pioggia’, ‘La mancanza di gelate invernali ha fatto proliferare questo parassita’, ‘Il clima mite dell’inverno 2013 ha permesso alle pupe di sopravvivere’, ‘Quest'anno il clima anomalo ha causato forti attacchi parassitari’,’ La Bactrocera, amante del clima umido e poco caldo si è riprodotta in quantità mai viste prima’. Qualcuno se l’è presa anche con l’Anticiclone delle Azzorre che non è arrivato in tempo e, naturalmente, non è mancato neanche chi ha colto l’occasione per denunciare l’uomo che con la sua attività economica dissennata sta distruggendo la vita sul pianeta (e quindi anche quella delle olive).
‘Alleato della mosca olearia si è rivelato il clima delle scorso inverno ’, ‘Colpa del clima pazzo che, con piogge abbondanti in estate, ha favorito la diffusione della mosca olearia’, ‘Clima perfetto per gli attacchi della mosca’, ‘A causare il flagello è stata la troppa pioggia’, ‘La mancanza di gelate invernali ha fatto proliferare questo parassita’, ‘Il clima mite dell’inverno 2013 ha permesso alle pupe di sopravvivere’, ‘Quest'anno il clima anomalo ha causato forti attacchi parassitari’,’ La Bactrocera, amante del clima umido e poco caldo si è riprodotta in quantità mai viste prima’. Qualcuno se l’è presa anche con l’Anticiclone delle Azzorre che non è arrivato in tempo e, naturalmente, non è mancato neanche chi ha colto l’occasione per denunciare l’uomo che con la sua attività economica dissennata sta distruggendo la vita sul pianeta (e quindi anche quella delle olive).
Siamo
proprio sicuri che la principale causa della perdita di produzione dell’olio di
qualità italiano vada ricercata ‘lontano’: nella civiltà dei consumi, nel clima
che cambia, nella ecologia della perfida mosca, e non ‘vicino’ a noi, ad
esempio in qualcuno o in qualche ente locale che non ha fatto per tempo ciò che
avrebbe dovuto fare?
Girando
per la rete, si scoprono decine e decine di enti (regionali, provinciali e
comunali), consorzi, cooperative, organizzazioni di produttori di olii DOP,
DOC, biologici, tradizionali, dipartimenti universitari, esperti e consulenti
agrari, assaggiatori d’olio, tutti con una lunga e profonda preparazione, tutti
pronti a dare la colpa alla mosca, al clima, e a dire che in fondo ‘l’entità
dell’attacco era assolutamente imprevedibile’, oppure che “si è trattato di un
attacco mai visto prima”. La reazione degli esperti di olio sembra simile a
quella dei sindaci di fonte a un’alluvione: ‘era imprevedibile!’.
Almeno
nei casi di alluvione, qualche giornalista impertinente domanda al sindaco: “Mi
scusi, l’alluvione sarà stata imprevedibile, ma perché gli argini del torrente
sono crollati come fossero di cartone? Perché il letto del fiume era diventato una
discarica a cielo aperto prima dell’alluvione? Perché non ha messo in allerta i
vigili del fuoco dopo l’allarme della Protezione Civile?”. Invece, in questo
caso della ‘catastrofe olearia’ i giornalisti, come mosche cocchiere, si sono
limitati a riportare il parere degli ‘esperti’ senza fare domande impertinenti
quali: “Come sono stati usati i fondi regionali e quelli europei per la difesa
della produzione olivicola ? Perché il monitoraggio della mosca e l’analisi
delle olive è cominciata quando l’infestazione era già in atto? Perché si è
aspettato che gli olivicoltori portassero le olive per le analisi (in un solo
giorno a settimana)? Chi controlla se, come e quando essi applicano
effettivamente e correttamente i metodi di difesa fitosanitaria? E quali
sanzioni ci sono per chi non rispetta le regole?” E via di questo passo. Evidentemente, i giornalisti agrari sono più
educati di quelli di cronaca.
Non
una parola poi, in tutti quegli articoli di tragedia olearia, riguardo al ruolo
che la Ricerca Scientifica avrebbe dovuto giocare e non ha giocato, non dico
per annullare il danno, ma almeno per ridurlo. Su questo argomento, i
Dipartimenti di Agraria tacciono, o magari non hanno nulla da dire. Spero di
sbagliarmi e aspetto che battano un colpo.
Maurizio
Severini
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