Nel numero della settimana scorsa: “Dimetoato, chiè costui?”, ci siamo messi a discutere sommessamente (e a cercare di capire) se
si sarebbe potuto fare qualcosa di più per evitare, o almeno ridurre, il danno
della mosca olearia e del tempo meteorologico sulla produzione di olio di
qualità nell’annata che si è conclusa da poco. Sì, perché quasi tutti i
commenti in rete, a questo proposito, sostenevano che non c’era stato nulla da
fare. Ma alcune (poche) interviste ‘controcorrente’ mi hanno messo in
curiosità. E ho ‘scoperto’ il Dimetoato. Non essendo un esperto in chimica
agraria, mi sono andato a documentare; cosa che può fare chiunque, grazie a
internet.
Naturalmente, nel coro di lamentele per la produzione
olivicola andata a male, le affermazioni sull’inefficacia dei possibili
interventi chimici si sprecano. Tutte suonano più o meno così: ‘ Quella delle
olive del ‘14 è stata una strage vera e propria che neppure i prodotti larvicidi
sono riusciti a limitare’, ‘ci sono state quattro, cinque, sei ondate di
attacchi della Bactrocera contro cui è stato inutile intervenire con la
chimica’, ‘anche chi è intervenuto non ha salvato il raccolto’, e così via. Stringi,
stringi, queste asserzioni si basano su tre argomentazioni. Gli interventi
contro la mosca delle olive sarebbero stati inutili (e tali sono risultati per
quei pochi che li hanno tentati) perché: i)
le continue piogge hanno ‘lavato via’ i prodotti irrorati, ii)
il numero di generazioni ‘fino a cinque’ della
Bactrocera è stato inaspettatamente grande, iii)
il numero dei trattamenti necessari ‘fino a sei’ sarebbe stato troppo alto e
costoso per le aziende.
A parte l’ovvia constatazione che frasi
apparentemente negative come ‘pure gli interventi chimici sarebbero stati
inutili’ contengono una affermazione (inconscia ?) della superiorità potenziale
della difesa chimica; io, che non sono uno psicologo, vado ad analizzare i tre
perché: il primo in questo numero di MeRi news, gli altri due nei successivi.
i)
Il dimetoato è un insetticida citotropico. Questo attributo indica che il
prodotto penetra ‘con facilità e rapidità’ (Wikipedia) in una o due ore attraverso
la buccia delle olive e si va a collocare al di sotto di essa. Trascrivo la
definizione che ne dà il glossario della “Guida al corretto impiego dei
prodotti fitosanitari” della Regione Lazio (2009). “CITOTROPICO: si dice di un
prodotto fitosanitario che effettua una penetrazione superficiale negli organi
della pianta; è limitata, cioè, ai primi strati di cellule sottostanti
l’epidermide con cui viene a contatto. Il prodotto fitosanitario è dilavabile
in maggior o minor misura in funzione della velocità di penetrazione; è soggetto
in genere ad essere degradato ad opera di enzimi o di altre sostanze prodotte
dalla pianta”. Quindi, una volta entrato nel frutto, il dimetoato non viene
dilavato dalle piogge e il suo dilavamento si può verificare solo se piove nel
giorno stesso in cui è irrorato.
E’
vero, la scorsa primavera è stata estremamente piovosa (come quantità di
precipitazioni); ma a due-tre giorni consecutivi di pioggia abbondante si sono
sempre alternati due-tre giorni con assenza di precipitazioni (come, del resto,
succede di solito in quel periodo). Mi domando se gli olivicoltori che hanno
effettuato i trattamenti ‘inutili’ disponevano di previsioni meteo locali utili
per quei trattamenti e ad esse si sono riferiti per decidere il giorno del
trattamento. Perché, per evitare il dilavamento e (quindi) assicurare l’efficacia
del trattamento, si deve trattare un giorno per cui si ha la certezza (o almeno
un’alta probabilità) che sull’uliveto non pioverà nelle 12 ore successive. E
per questo servono previsioni meteo locali ‘personalizzate’, cioè specifiche
per l’azienda.
Le
piogge sono uno dei fenomeni meteorologici più erratici (a pelle di leopardo) alle
nostre latitudini e in un Paese ad orografia complessa come l’Italia e
situazioni in cui mentre piove su un’azienda non piove su un’altra a distanza
di 2-3 km sono tutt’altro che rare. Previsioni meteo a scala aziendale, azienda
per azienda, sono oggi tecnicamente fattibili, ma enti, consorzi, cooperative,
associazioni, aziende non sono in grado di fornire agli olivicoltori questo
servizio. Così, se la pioggia dilava i trattamenti si impreca contro la
sfortuna e si stabilisce la loro inutilità.
In Italia esistono vari Servizi di previsioni
meteorologiche. Alcuni operano a scala nazionale (o ‘grande scala’), altri a
scala regionale (o ‘mesoscala’), ma nessuno di essi fa previsioni a scala
aziendale (o ‘microscala’). Per avere previsioni di precipitazioni (e di altre
grandezze meteo: temperatura, umidità, vento, ecc.) per le aziende, serve una rete meteo locale di
monitoraggio gestita da una piattaforma
informatica che permetta – partendo dalle misure meteo in loco – di
passare da previsioni a grande scala a previsioni a microscala. Queste ultime,
per essere veramente utili alle singole aziende, cioè per guidare
scientificamente gli interventi sulle colture, debbono tenere conto non solo
della situazione meteorologica generale, ma anche dell’altitudine, della
topografia, dell’esposizione, della distanza dal mare, ecc. di ogni specifica
azienda con una risoluzione spaziale di circa 1 Km2 e temporale di
un giorno. Previsioni meteo locali personalizzate per aziende oggi sono
tecnicamente possibili ed economicamente vantaggiose. Si attende solo qualcuno
che abbia voglia di investire su esse e sperimentarle.
Maurizio Severini
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