Alla fine del 2013 il Servizio Fitosanitario del Lazio ha diramato un'ingiunzione di quarantena per arginare l'attacco dell'Anthonomus eugenii, o punteruolo del peperone, in atto nella Piana di Fondi. Le direttive della regione hanno individuato le zone dove si è riscontrata la fitopatia, suddividendole in “aree focolaio” – dove la coltivazione di peperone e peperoncino è vietata tout court - e “aree tampone” – dove tali coltivazioni devono essere dichiarate e tenute sotto stretta osservazione. Si tratta di misure che rischiano di penalizzare fortemente un settore importante per l’economia della provincia di Latina, anche perché per il momento l’unica soluzione paventata oltre alla quarantena è la distruzione di tonnellate di prodotto infetto o ‘sospetto’.
Anthonomus eugenii Cano
Ma chi è questo coleottero? Avvistato in Europa per la prima volta solo nel 2012 (Paesi Bassi), è originario del Centro America, dove da decenni provoca ingenti danni. Registrato in Texas a partire dal 1904, ha raggiunto la California nel 1923 e la Florida nel 1935 per poi propagarsi in tutto il sud degli Stati Uniti e nei Caraibi. Attacca esclusivamente piante di peperone e peperoncino e ha un ciclo vitale di circa un mese, che però può variare al variare del clima. In condizioni controllate sono state prodotte fino a otto generazioni in un solo anno, ma di norma si ha una media di 3-5 generazioni per anno. E la deposizione delle uova inizia entro due giorni dall’accoppiamento. Le uova - che misurano meno di un millimetro - vengono deposte singolarmente sotto la superficie della gemma o della buccia. Un singolo individuo deposita circa 5-7 uova per giorno e la media di fecondità è di 341 uova, che si stima possa arrivare a 600 in alcuni individui. Il periodo medio di incubazione è di 4,3 giorni. Le larve sono di colore bianco o grigio, con una testa leggermente più scura. Mancano di zampe toraciche e hanno pochi grandi peli (o setole). Sono aggressive e di norma all’interno di un bocciolo sopravvive solo una larva, mentre nei frutti più grandi possono convivere più esemplari. Il tempo medio di sviluppo delle larve è di circa 12 giorni, e alla fine di questa fase la larva si impupa. La pupa è bianco-giallastra, e la sua forma è ormai simile a quella dell'adulto, con ali però ancora poco sviluppate. La durata media di questa fase è di 5 giorni, superati i quali l'adulto emerge dal bozzolo attraverso un foro rotondo facilmente distinguibile sulla superficie della gemma o del frutto. Il coleottero, ora nerastro, è di forma ovale e varia da 2,0 a 3,5 mm di lunghezza e 1,5 a 1,8 mm di larghezza. Il corpo è tondeggiante e presenta con un becco lungo e robusto e lunghe antenne, mentre il torace e le elitre sono in gran parte coperti da piccole scaglie. L’alimentazione inizia immediatamente dopo la nascita e i maschi producono un feromone di aggregazione che attrae entrambi i sessi.
L’alimentazione dell’adulto lascia punture scure di circa 4 mm, mentre i baccelli infestati dalle larve (che si nutrono sia dei semi che della polpa) ingialliscono e si scuriscono prematuramente. Sia l’attacco dell’adulto che quello della larva comunque risultano quasi sempre nella caduta del bocciolo o del frutto. In assenza di fiori o frutta, gli adulti si nutrono di foglie, senza però causare danni significativi. In aggiunta, la puntura dell’ Anthonomus eugenii sul peperone permette la penetrazione del fungo Alternaria alternata, un patogeno che causa un’importante crescita fungina all'interno del frutto.
In paesi come il Canada, dove la presenza dell’A. eugenii era ancora relativamente recente (e confinata in serra), il coleottero è stato eradicato con successo grazie a una combinazione di severe misure igieniche, modifica delle condizioni ambientali e trattamenti fitosanitari. Anche in Italia, la sola distruzione dei raccolti - in caso di un attacco importante e prolungato - non rappresenterebbe una soluzione definitiva o auspicabile, non ultimo per le perdite economiche che, come abbiamo visto, implicherebbe.
In paesi come il Canada, dove la presenza dell’A. eugenii era ancora relativamente recente (e confinata in serra), il coleottero è stato eradicato con successo grazie a una combinazione di severe misure igieniche, modifica delle condizioni ambientali e trattamenti fitosanitari. Anche in Italia, la sola distruzione dei raccolti - in caso di un attacco importante e prolungato - non rappresenterebbe una soluzione definitiva o auspicabile, non ultimo per le perdite economiche che, come abbiamo visto, implicherebbe.